“Prima l’Antitrust, poi la Procura di Bergamo. Finalmente qualcosa si muove in difesa dei cittadini che hanno subito vergognosi ritardi e assurde cancellazioni di oltre duemila voli da parte della compagnia low cost Ryanair. Ma non è solo sulle ragioni di carattere organizzativo che bisogna indagare. È tempo che il ‘modello Irlanda’ sia finalmente messo sotto la lente di osservazione dell’Europa. Ryanair ha potuto finora godere di un regime fiscale che le ha consentito di eludere le tasse nel nostro Paese. Ha costretto il personale a turni massacranti e a contratti mortificanti, trasformandoli perfino in venditori di profumi. Ha potuto offrire così voli a basso costo attraverso una concorrenza sleale rispetto agli operatori che hanno sempre pagato le tasse nel nostro Paese e applicato equi contratti di lavoro, e per di più godendo di incentivi offerti dagli aeroporti italiani per ottenerne il traffico. L’Ue, che costringe balneari e ambulanti a fare gare internazionali per poter lavorare, non fa nulla per impedire che aziende come Ryanair e i giganti del web come Amazon o Google godano di regimi fiscali vantaggiosi e non paghino le tasse nei paesi dove producono reddito. Il caso Ryanair è emblematico. Bene i procedimenti istruttori, benissimo le inchieste della magistratura, ma dietro Ryanair c’è uno scandalo enorme che dovrebbe spingere Enac e governo a revocarle la licenza”
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