“È scandaloso che ci sia voluto così tanto tempo per puntare nuovamente l’indice sull’Università di Cambridge e su professori di quell’Ateneo legati notoriamente ai Fratelli musulmani. È da mesi che denunciamo questo evidente legame che può offrire nuove strade per accertare la verità sull’uccisione di Giulio Regeni. Ma la Procura di Roma era rimasta inerte. Non c’è quindi soltanto il caso Regeni, ma c’è anche un caso Pignatone. Il procuratore della Repubblica di Roma ha atteso mesi e mesi per assumere iniziative in Gran Bretagna dopo il silenzio della professoressa Maha Abdel Rahman. Perché Pignatone è rimasto fermo? Avevamo in tanti detto di puntare su Cambridge e sui Fratelli musulmani perché c’è il rischio che Regeni sia finito nel gorgo di persone che lo hanno esposto in maniera irresponsabile. Il che non elimina le gravi responsabilità che vanno accertate in Egitto, ma pone in evidenza quanto avviene nel cuore di una importante università occidentale. E, oltre a capire chi e perché ha mandato Giulio Regeni in Egitto dove è stato ucciso, bisogna capire come i Fratelli musulmani si possano infiltrare nel cuore dell’Occidente. Pignatone si muove soltanto ora ed è gravissima la sua lentezza e l’aver ignorato denunce che più volte abbiamo fatto. Personalmente avevo rafforzato questo convincimento visitando a luglio l’Egitto proprio per sollecitare alle massime autorità, a cominciare da Al Sisi, la verità sull’omicidio dello studente italiano. Oltre che su Regeni bisognerà indagare prima o poi anche su Pignatone”.
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