“Tetto alle retribuzioni dei dipendenti, vincoli Istat molto stringenti, lieve riduzione del canone. Tutte misure condivisibili, che la Rai non apprezza perché ne limitano la capacità di competere. Ma adesso la Rai non può invocare il soccorso del Parlamento ed essere contemporaneamente prigioniera del governo”. Così il sen. Maurizio Gasparri in una lettera al direttore del Foglio, Cerasa. “Il governo Renzi ha introdotto una piccola modifica alla mia legge, trasferendo il controllo della Rai al governo e riducendo il ruolo del Parlamento. Il Cda che, eletto dalla Vigilanza, era espressione del Parlamento e quindi del pluralismo, è diventato ora un ornamento con poteri limitati, mentre il direttore generale, scelto dal governo, è il dominus dell’azienda. O si cancellano queste improvvide norme, e di conseguenza la Rai torna ad essere edita dal Parlamento, come affermano numerose sentenze della Corte Costituzionale calpestate da Renzi, oppure non si può pretendere da chi ne patisce il controllo politico-governativo di concorrere a decisioni che sarebbero impopolari. Perché altrimenti intervenire sulle questioni definite dall’Istat, sui tetti alle retribuzioni e sul valore del canone? – prosegue nella sua lettera Gasparri – La strada è quella di sedersi intorno a un tavolo per confrontarsi su tutto e per salvare il servizio pubblico, mettendo sul mercato alcuni pezzi che non sono essenziali per la sua funzione. Decidendo poi quale debba essere il livello degli introiti del canone, valutando la decisione dell’Istat. Bisogna insomma restituire al servizio pubblico una sua funzione equilibrata e tale da rappresentare tutte le opinioni del Paese. Renzi si è impossessato in modo incostituzionale della Rai, trasferendo tutti i poteri al governo, e oggi la sua parte politica vorrebbe soccorso da coloro che sono vittime della sua arroganza”.
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