Il declassamento del rating sui titoli di Stato italiani deciso da Moody’s conferma che non esistono governi con la bacchetta magica, anche se questi sono tecnici. Chi, infatti, nello scorso novembre aveva salutato le dimissioni del presidente Berlusconi come momento di svolta per la nostra economia, oggi ha un ulteriore motivo per stare zitto. Lo spread tra Bond e Btp non si è ridotto di 200 punti, come si diceva, ma piuttosto si attesa poco sotto i 500 punti. Mentre le agenzie di rating continuano a sfornare giudizi negativi, con il sinistro intento di condizionare gli equilibri politici interni. Perciò sia chiaro che non accetteremo che a colpi di rating si cerchi di dettare nuovamente alla politica italiana scelte ed agenda, soprattutto in vista delle prossime elezioni. Fermo restando, quindi, le nostre perplessità per questi istituti e per la correttezza delle loro analisi, tutto ciò conferma che le ragioni della crisi in Italia sono da ricercarsi in Europa. Il governo Monti ha dimostrato buona volontà ed ha trovato nelle forze parlamentari, prime fra tutte il Pdl, senso di responsabilità, ma è chiaro che adesso è necessario uno sforzo europeo per combattere la crisi. Le chiusure ed i diktat della Germania non possono continuare a condizionare la politica dell’Ue. Sugli eurobond, sulla Bce e sullo scudo antispread bisogna insistere, secondo quelle indicazioni che nello scorso giugno, in previsione del vertice Ue, il Parlamento diede al presidente Monti. In questo momento di difficile congiuntura economica abbiamo bisogno di misure che consentano di incentivare la crescita, di sostenere l’occupazione e di favorire lo sviluppo. Ed il declassamento di Moody’s conferma che è necessario continuare lungo questa strada.
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