“Nel rendere omaggio alla memoria di Giovanni Falcone, di Francesca Morvillo e degli agenti della scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo trucidati dalla mafia trent’anni fa, vogliamo ricordare con loro tutti i caduti togati e delle forze dell’ordine massacrati dalle cosche. Sono state tante le vittime. Ma dal loro sacrificio è germogliato il frutto della legalità. Lo Stato ha stroncato molte organizzazioni criminali e dovrà continuare la sua azione di bonifica per far sì che si avveri quella profezia di Falcone che sognava un mondo in cui la mafia, come tutte le vicende umane, prima o poi concludesse la sua esistenza. Ma non posso non rilevare, in questo fiume di dichiarazioni, che alcuni, invece di scrivere retoriche prefazioni a libri o rilasciare interviste, farebbero meglio a spiegare certi loro atti del passato. Tra i fatti sconvolgenti di quell’epoca ricordo la richiesta di archiviazione dell’inchiesta mafia-appalti fatta da Borsellino con la decisiva collaborazione dei carabinieri del ROS. Ci furono magistrati, ancora presenti nelle istituzioni e nel dibattito pubblico, che firmarono il 13 luglio 1992 quell’archiviazione. Che poi fu incredibilmente disposta il 14 agosto 1992. Sarebbe interessante capire chi in quel drammatico ferragosto stesse in quelle ore nel Palazzo di Giustizia di Palermo. La verità si onora anche chiedendo scusa agli italiani. Chi ha firmato quell’archiviazione, che riguardava un’inchiesta decisiva nella lotta alla mafia, si dovrebbe quanto meno scusare. Chi legge queste mie note sa a chi mi riferisco. E allora usino uno dei tanti microfoni che gli vengono offerti in queste ore per spiegare perché l’azione di Borsellino e dei carabinieri fu contrastata a palazzo di giustizia. Altrimenti ascoltiamo parole vuote di chi si iscrive all’antimafia a vita ma firmò archiviazioni sconcertanti”.
Lo dichiara il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri
Roma 23 maggio 2022