“Quello della Schlein è stato un ‘vorrei ma non posso’. Voleva mettere il suo nome nel simbolo, ma questo avrebbe contraddetto la tradizione e lo stile del Pd, facendo del personalismo e del protagonismo una scelta. Dicono che il premierato non va bene, ma il nome nel simbolo andava bene. Poi Prodi ha detto ‘Non lo fate altrimenti me ne vado’, e dal momento che Prodi è un grande padre di quella famiglia credo che le sue dichiarazioni l’abbiano sconfessata. Questo dimostra la confusione che c’è a sinistra: vogliono il campo largo ma non riescono a costruirlo, vogliono stare con i 5 Stelle ma dicono che sono diversi, prima vogliono i leader, poi non li vogliono più. Mi pare un problema serio”. Così a Agorà, su Rai Tre, il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri, che poi ha proseguito: “Anche in passato i leader si sono sempre candidati. Prima le cariche al Parlamento europeo erano compatibili con quelle al Parlamento nazionale. A un certo punto, secondo me giustamente, si è sancita l’incompatibilità. Ma i leader si sono sempre candidati. Ricordiamo la campagna ‘Bonino for President’, quando c’erano sia le elezioni europee che quelle per il Presidente della Repubblica. Berlusconi è stato criticato a suo tempo, ora tutti mettono i propri nomi dappertutto. Il problema è avercelo il leader. Il successo di Fratelli d’Italia è innegabilmente legato alle capacità di Meloni, che metteranno nel simbolo. Noi stiamo dimostrando una leadership tranquilla, costruttiva, responsabile. Quindi le guide dei partiti sono importanti, perché sono loro a sedere ai tavoli italiani e europei. A chi dice che Tajani poi non andrà al Parlamento europeo, chiedo: ‘Quando ci sarà la discussione sulle direttive europee, conterà più lui, che è stato 30 anni nelle istituzioni europee e oggi è Ministro degli Esteri e vicepresidente del Ppe, o uno qualsiasi degli altri eurodeputati?”, ha concluso.
Roma 23 aprile 2024