Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri in una intervista a ‘La Verità’ ha dichiarato: “Silvio Berlusconi ci ha lasciato, ma il berlusconismo non morirà mai. Il mio primo incontro con Berlusconi risale al 1994, quando giurai da sottosegretario nel suo primo governo. Mi diede subito del tu, e da li iniziò un rapporto bellissimo durato trent’anni. Facevo parte di quella componente di Alleanza Nazionale che i giornali definivano sprezzantemente ‘i berluscones’. Lavoravamo per l’unità del centrodestra. Non mi è mai piaciuto il termine ‘sdoganare’, come fosse stata una cortesia concessa a quattro giovanotti. Dietro quella storia c’è molto di più. Rendiamoci conto che Silvio Berlusconi è riuscito là dove hanno fallito Don Sturzo e Tambroni. Nei primi anni Cinquanta, con l’Operazione Sturzo, il fondatore del partito popolare italiano tentò di costruire un centrodestra unito contro i comunisti alle elezioni per il comune di Roma, ma fu fermato da De Gasperi e dal cardinal Montini. Tambroni provò a formare un monocolore De appoggiato dai missini, e in Italia scoppiò la rivolta, seguita poi dalla fase dei governi di centrosinistra. Solo Berlusconi è riuscito a unire i moderati in Italia. Non ha ‘sdoganato’ nessuno, ma è stato il tessitore di una fase storica. Ha dato il via al bipolarismo, ha costruito il centrodestra italiano. In questa intuizione nuova c’era anche la destra, che è passata da un’ingiusta esclusione, alla gestione della Farnesina, con Gianfranco Fini. Non sarà più come prima. Valiamo tutti un millesimo di Berlusconi. Però dovremo restare ‘berlusconiani’ anche dopo Berlusconi, come i ‘gollisti’ che in Francia, dopo De Gaulle hanno espresso Pompidou e Chirac, dettando l’agenda politica. Penso anche ai reaganiani negli Stati Uniti, ai thatcheriani nel Regno Unito. I grandi leader dell’area moderata hanno creato scuole di pensiero e presenze politiche che ne hanno continuato l’opera, pur in maniera diversa. Berlusconi, come Reagan, come De Gaulle, non ha successori. Non esiste una figura di quella portata. Però non possiamo neanche sciogliere le righe e dire che è tutto finito. La politica del leader non deve disperdersi, perché lui è arrivato dove altri hanno fallito. E non contano le risorse finanziarie: De Benedetti e Agnelli, pur potenti, non hanno costruito niente di paragonabile, perché non ne avevano le qualità e la visione”.
Roma 19 giugno 2023