“Il dibattito sul nuovo contratto di servizio della Rai se lo stanno facendo da soli i grandi conduttori, presunti autori, registi falliti e tanti personaggi che hanno usato a loro piacimento la tv pubblica. Discutono tutti tranne che il Parlamento, al quale sono stati dati tempi limitatissimi per una decisione importantissima. Teniamo presente che il rinnovo decennale della concessione tra lo Stato e la Rai garantisce al servizio pubblico 20 miliardi di introiti, moltiplicando per dieci anni i due miliardi di canone garantito dalla riscossione ormai in bolletta. Di fronte a un’elargizione così importante, a una evidente cancellazione del pluralismo, a uno scadimento della qualità e a un inadeguato livello dei responsabili operativi dell’azienda, il Parlamento deve soltanto dire un si o un no a un testo generico e inaccettabile. La stessa Corte dei Conti ha censurato la proposta di convenzione. Si vuole fare un lavoro serio, o si fa una settimana di dibattito degli addetti ai lavori sui grandi giornali per giustificare i loro compensi e tutto finisce in vacca? La prima cosa da fare, quindi, è prendere più tempo, discutere con più serietà e trasparenza per evitare che il contenzioso si sposti, come sarà inevitabile, nelle sedi legali”.
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