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Perché in pieno luglio questa iniziativa della festa di Mirabello? Perché in un
momento difficile in un momento in cui le difficoltà si vanno moltiplicando? Oggi
forse conviene leggere le pagine dei giornali che parlano di Mirabello ed altre saltarle
direttamente. Le notizie si moltiplicano: decisioni, sentenze avverse al centrodestra e
al suo leader non mancano. Noi però riteniamo che si debbano mantenere i nervi
saldi, tenere dritto il cammino, rilanciare l’iniziativa politica.
Ed è per questo che con Alberto Balboni ed Ignazio abbiamo deciso di anticipare
l’iniziativa di settembre di Mirabello, anche per non dare alimento a polemiche su
contestualità, consueti eventi o quant’altro. Ed a pochi giorni dal Consiglio Nazionale
che ha eletto Angelino Alfano abbiamo voluto creare un primo momento di incontro
con l’elettorato, con la pubblica opinione ma anche con tanti quadri politici.
Il dibattito con Formigoni, Bondi e Maroni che ha ribadito la possibilità di un forte
connubio Pdl-Lega è stato il primo ad aprire questa festa ed anche ad avviarla con
successo. Gli amici come Ronchi, Viespoli, Urso, Moffa, hanno fatto delle riflessioni
molto interessanti sul futuro del centrodestra e su un rinnovato cammino comune. E
poi sono seguiti l’intervento politico di Angelino Alfano, il contributo di idee di
Fabrizio Cicchitto, Quagliariello, Corsaro, Gelmini. Ma ciascuno di voi può dare il
suo libero contributo di idee nel corso di questa manifestazione: sarà un altro
momento importante perché vogliamo ribadire che ci siamo, non ci arrendiamo, e
riteniamo che da questa festa si possa indicare una direttrice di marcia.
Ci sono stati vari spunti di dibattito dopo le elezioni amministrative ed il referendum.
Nella tavola rotonda moderata da Borgonovo di ‘Libero’ e da altri giornalisti ci si è
interrogati, all’indomani delle elezioni e di questa fase così tumultuosa, su dove fosse
la destra, cosa sia la destra. Io credo che qui da Mirabello, in questo luogo
evocativo di una lunga storia, si possa ribadire che la destra è all’interno del Pdl. In
questa sala non ci sono solo esponenti di destra, noi siamo un grande partito di
centrodestra. E lo dimostriamo nei fatti, difendendo le nostre idee tra la gente ed
anche in Parlamento. Penso ad esempio che in questi giorni alla Camera si discute
finalmente quella legge che approvammo al Senato per ribadire che cosa è la vita.
Una scelta fondamentale e prioritaria. La Destra non può che stare dalla parte
della vita, della libertà, che vanno garantite.
La destra è laddove c’è la Patria. Ma credo che anche i temi dell’identità culturale,
del no al multiculturalismo, siano un elemento identitario della destra di cui il Pdl non
si vergogna di parlare. Chi rappresenta la destra lasciamolo dire agli elettori ed alla
pubblica opinione, che sono l’unico giudice del tasso di coerenza. E noi non temiamo
il giudizio della coerenza perché l’abbiamo dimostrata sul campo con i fatti, con le
proposte, con gli atteggiamenti, con i contenuti.
La destra non può essere la deriva del laicismo. La destra non può essere nemmeno la
subalternità alla sinistra. Quante volte ce lo siamo detto: che errore la sindrome del
politicamente corretto, l’accontentare i grandi commentatori della sinistra. Credo che
qui da Mirabello noi possiamo rivendicare un forte tasso di coerenza ed aver fatto a
luglio la festa di Mirabello ha anche questo significato. Noi siamo qui per ritrovarci,
per esserci. La fisicità della presenza è essa stessa un messaggio di impegno, di
positività, di lotta politica che proseguirà con spirito vincente.
E quindi il trovarsi, l’abbracciarsi è già di per sé un segno. Facciamo tutto questo
sentendoci orgogliosamente di destra ma in un grande partito di centrodestra. Ricordo
ad Arezzo, una decina di anni fa, quando si parlava dell’approdo nel PPE. Ne
discutevamo quando c’era ancora Alleanza Nazionale, oggi possiamo dire che il Pdl è
una grande forza del popolarismo europeo. Questo per ribadire che siamo
fortemente ancorati ad un progetto di centrodestra. E non inseguiamo nessuno. In
un’intervista su ‘Libero’ Casini parlava di una possibile alleanza con il centrodestra.
Voglio ribadire che non corriamo dietro a nessuno. Il problema non l’abbiamo noi, ce
l’hanno gli altri. Noi procediamo coerenti su una scelta di programma e di valori. Se
qualcuno vuole favorire la sinistra, si interroghi sulle sue scelte, sulle sue alleanze e
sul campo dei valori nel quale collocarsi. La questione va quindi ribaltata. Perché se
si è d’accordo sulla vita, sulla famiglia, su valori di fondo, sulla difesa dell’identità
della nostra Nazione, poi sul resto si può ragionare. Ma come ha detto giustamente
Angelino Alfano al Consiglio nazionale non vogliamo risposte nel giro di ore,
vogliamo riflessioni serie da qui a quando si andrà a votare.
E dobbiamo anche smentire qualche profeta di sventura. Molti dicevano che ci
sarebbe stato il Big Bang del Pdl. L’esplosione, la dissoluzione di un partito personale
di Silvio Berlusconi. Il fatto che Berlusconi abbia avviato un processo di
rinnovamento è l’ennesima smentita ai commenti giornalistici fondati su menzogne.
La svolta che si è avviata nel Pdl in queste settimane, e che noi abbiamo assecondato
con entusiasmo, generosità e sincera partecipazione, non è un fatto da sottovalutare.
Sta iniziando una nuova stagione ed anche questa manifestazione lo sta
dimostrando con la grande partecipazione che ha avuto e con i contributi di idee
giunti.
Il Pdl ha un grande futuro. Non ci sarà la dissoluzione di questo partito che resterà
la locomotiva dell’area politica alternativa alla sinistra per molti anni ancora,
rinnovandosi e continuando. Però serve più partito, elezioni delle classi dirigenti,
meno nomine. Fantasia e fisicità. Sì, serve la rete internet, serve essere presenti sulle
autostrade telematiche ma i circoli, la militanza, la presenza fisica sul territorio,
restano una risorsa indispensabile. E noi siamo maestri di questo tipo di impegno che
offriamo a questa nuova stagione del Popolo della Libertà. Sul web ma anche tra la
gente, come sempre e più di sempre.
A volte ci sono più aspirazioni personali che voglia di lavorare, anche quando ci si
lamenta dell’insufficiente azione sul territorio. Eppure siamo pieni di persone che
hanno incarichi importanti: coordinatori, vicecoordinatori, regionali, provinciali,
comunali. Cosa dobbiamo fare? Eleggerli, per dare ad essi più forza. Ma la prima
lezione è che ciascuno, intanto, deve fare la propria parte. Solo così questo partito
potrà funzionare meglio. Prima di dire agli altri cosa devono fare, diciamo a ciascuno
di noi “cosa faccio nell’esercizio della mia responsabilità”.
Ed allora credo che il nostro progetto resti sempre quello della presenza sul territorio,
delle regole, del merito. Giorni fa quando Angelino Alfano ha detto ‘no alle liste
Coca-Cola’ (quelle liste alternative che si fanno se non sono soddisfatte le proprie
aspirazioni), hanno applaudito tutti. Ebbene, tra quelli che hanno applaudito c’erano
anche quelli che hanno fatto le cosiddette ‘liste Coca-Cola’. Nessuno si sente
colpevole, ma si guarda all’altro e si punta il dito. Questa non va più bene. C’è un
partito che deve dare delle regole, che non deve escludere ma che non può tollerare
i personalismi portati alle estreme conseguenze.
Il nostro modello resta quello ‘gollista’. E questo lo abbiamo sempre sostenuto.
Ricordo quando realizzammo un filmato in occasione di un convegno di Destra
Protagonista anni fa, in cui facevamo vedere le immagini dei rappresentanti più
significativi dei grandi partiti, sia moderati che progressisti, d’Occidente. I
repubblicani americani da Reagan a Bush padre, a Bush figlio. I gollisti francesi da
De Gaulle a Pompidou, a Chirac a Sarkozy. Questo per dire che si può vincere e si
può perdere, ma il nostro è un progetto permanente. Quel filmato oggi si sta
realizzando anche per la nostra storia, per la storia della destra italiana: i gollisti si
chiamano così anche se De Gaulle non è più in campo da decenni. Noi dobbiamo
dare la stessa prospettiva temporale al nostro progetto. Ed oggi stiamo facendo un
passo in avanti e che lo si faccia con la guida di Berlusconi, con la spinta di
Berlusconi, vuol dire che c’è piena consapevolezza a tutti i livelli di un progetto
permanente.
Ed allora andiamo avanti con la nostra classe dirigente. Affrontiamo i temi che ci
offre la cronaca politica, ma senza drammi. Penso ad esempio alla discussione sulle
primarie. Le elezioni politiche sono ancora lontane, vedremo se Silvio Berlusconi
vorrà ricandidarsi o meno, ma io – e lo dico con serenità – non guardo con terrore alla
prospettiva di candidature diverse. E non mi scandalizza il fatto che nel Popolo della
Libertà e nel centrodestra ci siano più personalità, ovviamente a cominciare da
Angelino Alfano il quale ha già il compito gravoso di rilanciare, radicare, rafforzare il
Partito. Ho detto con affetto e sincerità: non sovraccarichiamolo di responsabilità in
questa fase. Ma proprio il fatto che nel Pdl e nel centrodestra ci sono più personalità
che potrebbero concorrere, anche attraverso primarie alla leadership di governo,
dimostra che non è vero che il nostro è un partito con un capo ed il deserto intorno,
ma è una grande aggregazione con tanti protagonisti in prima linea.
Quindi a quelli che ci chiedono le primarie, noi dobbiamo rispondere con serenità:
quando sarà il tempo ne parleremo.
E poi ci sono, oltre a questa prima linea, le classi dirigenti giovani molte delle quali
già sperimentate nelle Istituzioni, penso a Giorgia, penso a Peppe Scopelliti, penso a
tanti altri che sono in questa sala. Quindi credo che dobbiamo lavorare per un Pdl 100
per cento Pdl, superando in termini positivi le divisioni. Quando si dice basta con il
70-30, anche io mi unisco a questo slogan, purché tutte le individualità vengano
valutate per il loro merito e non per la propria provenienza. Ecco quindi un
superamento positivo e virtuoso degli schematismi. Ma è questo l’intento di cui tutti
ci facciamo garanti e di cui Angelino Alfano è sincero interprete.
Quindi Pdl for ever, questa è la nostra risposta a chi annunciava il Big Bang, la
dissoluzione. Un Pdl ancorato al mondo cattolico, per il quale vale lo stesso
discorso fatto per il Polo di Centro. I cattolici vogliono far vincere in Italia una
sinistra minoritaria che stravolgerebbe la famiglia, i valori essenziali, e potrebbe
consentire a coppie omosessuali di adottare figli? In Spagna Zapatero ha già
annunciato il ritiro e la sinistra perderà, ma quando vincerà il centrodestra sarà
difficile scardinare tutte le leggi devastanti che Zapatero ha introdotto stravolgendo la
famiglia, la paternità e quant’altro.
Ed allora l’appello è ai cattolici: evitiamo la deriva a sinistra, rifondiamo una grande
aggregazione sui valori del centrodestra. Perché, se le cose si sfasciano, rimetterle a
posto non è facile. E i popolari spagnoli che l’anno prossimo governeranno in Spagna,
non avranno vita facile nel rimettere a posto le cose. Allora evitiamo all’Italia una
parentesi zapaterista. Estendo questa riflessione alle tante organizzazioni e
associazioni cattoliche. Non mi rivolgo a partiti in questo caso, non parlo a Casini,
parlo al mondo cattolico nella sua globalità, affinché si eviti all’Italia un destino
infausto.
Dobbiamo anche governare in un tempo di crisi. In questi giorni c’è tanta
preoccupazione. Abbiamo detto più volte che anche sulla manovra economica
abbiamo proposto delle modifiche. Però dobbiamo soprattutto attrezzarci per una
grande sfida tra piattaforme continentali. Non siamo di fronte ad una crisi passeggera.
Siamo di fronte al rischio di un declino dell’Occidente e dell’Europa insidiato dalla
Cina e da altre piattaforme continentali. Serve accanto alla libertà di mercato un
progetto delle Nazioni, un progetto dell’Europa. Sì concorrenza, impresa, libertà
d’iniziativa ma anche la capacità nel nome dell’economia sociale di mercato di
difendere i nostri interessi strategici dalla concorrenza sleale. E’ un tema che da anni
affrontiamo ma dobbiamo avere più forza.
Giulio Tremonti scrisse un libro anni fa sulla “paura e la speranza”. Oggi
oggettivamente c’è più paura che speranza ed il nostro governo ha combattuto le
paure garantendo stanziamenti forti per la cassa integrazione e per le politiche di
sicurezza sociale di cui non ci viene riconosciuto un adeguato merito. Ma noi
dobbiamo evitare che Paesi come la Cina distruggano la nostra economia. Difendere
l’interesse nazionale ed europeo in questo momento è una priorità da affiancare ad
una manovra economica. Si capirà il rigore se si difenderà l’interesse dell’Italia, il
nostro lavoro, le nostre imprese, se si accetta la sfida in nome delle regole tra le
grandi piattaforme continentali.
C’è poi accanto a questo tema la necessità anche di respingere alcune manovre
speculative. Nei giorni scorsi l’Unione Europea con un sussulto di coraggio ha
richiamato le società di rating. Noi rispettiamo tutto e tutti, ma ci chiediamo se a volte
Moody’s, Standard and Poor’s e molti altri siamo l’inconsapevole strumento di
manovre speculative. In questo momento noi difendiamo l’interesse nazionale dagli
speculatori senza volto. Giù le mani dall’Italia, che è una grande Nazione, che difende
il suo lavoro, la sua economica, la sua storia. Ecco perché in questi giorni discutendo
di manovra economica si parla di ben altro che di un comma o di un codicillo, pur
sapendo che molte questioni suscitano inquietudine e preoccupazione.
C’è poi il versante della questione morale e della legalità. Vedete, io dico che il
messaggio di Alfano va certamente accolto. Oltre a guardare in casa nostra con
rigore, non possiamo però accettare giudizi da una sinistra il cui sistema di corruzione
viene colpevolmente coperto da troppi organi di informazione che non ne parlano o
non ne parlano abbastanza. Lezioni da D’Alema non intendiamo prenderne. Ci
spieghi chi è Morichini, ci spieghi chi sono i nominati di Bersani e di D’Alema. Ci
parlino di una questione morale che a sinistra sta riscoppiando in maniera vistosa. Più
sobrietà, più spirito militante, più rigore morale. Intanto cominciamo a rivendicare il
nostro esempio davanti a tutti.
Credo che la prima cosa da fare in questo caso sia evidenziare il proprio
comportamento in prima linea. E anche nel Pdl c’è sicuramente bisogno di meno
improvvisazione. Ecco perché il problema della selezione delle classi dirigenti è
fondamentale e deve partire dal territorio. Anche a noi è capitato in questi anni di
confrontarci con personaggi improvvisati ed inadeguati. Parlo di seconde o terze file.
Anche le seconde e terze file devono nascere dalla militanza, dal territorio,
dall’esperienza politica. Non dall’improvvisazione. La politica non è un lavoro, è
una missione. Lo ricordino tutti e per noi del Pdl oggi questo impegno da autentici
missionari deve essere rilanciato, confermato e rafforzato perché condiviso dal 99 per
cento, da Berlusconi in giù.
Noi vogliamo essere e siamo i guardiani della legalità. E lo dico alla sinistra anche su
un altro versante. Se sulla questione morale D’Alema, le cooperative, le sue
fondazioni, Morichini, i voli aerei, tanti hanno molto da spiegare, penso anche a
quello che è stato fatto nella lotta alla mafia. Il fatto che il segretario del partito
diventi Angelino Alfano credo sia anche un messaggio simbolico. Qui ci sono ragazzi
che hanno indossato anni fa quelle magliette in cui c’era una bella frase: ‘meglio un
giorno da Borsellino che cento anni da Ciancimino’. A sinistra piacciono talmente
tanto i Ciancimino che morto un Ciancimino ne hanno adottato un altro. Adesso
Ciancimino Junior è la loro icona. Il nostro simbolo resta Borsellino. Quello di
Santoro e di Ingroia è Ciancimino Junior. Ognuno si tenga gli eroi che sceglie. Noi
ieri e oggi e domani saremo con Borsellino. Loro sono con i Ciancimino di ogni
generazione. Vergogna, vergogna, vergogna. Ciancimino è andato in carcere per
possesso di esplosivi. Mi chiedo: per quel reato non c’è il giudizio immediato? Sono
passati mesi senza giungere a questa decisione, perché non lo hanno giudicato subito?
C’è una grave omissione di alcuni settori politicizzati della magistratura che vogliono
i Ciancimino e non vogliono la condanna di chi ha infangato carabinieri, poliziotti, ed
altri esponenti della legalità.
Selezione, merito, capacità, militanza, ritrovarsi, esserci, essere presenti con le
forme nuove della politica ma anche con la tradizionale presenza sul territorio,
difendere il bipolarismo, il presidenzialismo. Per la legge elettorale, il Pd che ci dà
lezioni ma promuove due referendum contemporaneamente. Noi non temiamo
nessuna riforma, anzi dobbiamo rilanciare: riduzione dei parlamentari, elezione
diretta del Presidente della Repubblica, revisione delle strutture sul territorio, ma
soprattutto lasciare lo scettro ai cittadini. Non faremo passare riforme truffa che
con il pretesto di scegliere il candidato evitino che siano i cittadini a scegliere i
governi, ma li lascino alla scelta dei partiti. E’ la restaurazione del Palazzo e noi non
dobbiamo lasciare ad altri la bandiera della contestazione, dobbiamo recuperare le
ragioni profonde di un grande movimento, di innovazione, di democrazia diretta e di
partecipazione.
Le nostre parole d’ordine sono state vincenti. La prima: unità del centrodestra.
Anche in queste settimane sulla base di un dibattito alimentato da alcuni giornali,
qualcuno ha pensato: ‘ma quasi quasi, noi di destra che veniamo da una certa
esperienza ci riprendiamo le nostre quattro cose, i nostri libri, i nostri vessilli e ci
rifacciamo un partitino di destra’. Io credo invece che noi abbiamo fatto molto bene a
confermare, soprattutto in questa fase, un grande progetto. Non sono i piccoli partiti
che possono offrire grandi soluzioni al futuro della nazione.
Sono tempi difficili, tempi decisivi. Servono grandi progetti. Quindi non solo
confermiamo la validità del progetto del Pdl ma ne rivendichiamo la partecipazione
alla guida, perché in questi anni abbiamo dimostrato di viverlo con generosità, con
spirito militante, con coraggio, con determinazione e con una visione altruista, non
per conseguire favori e vantaggi personali, ma per difendere l’interesse della nazione.
E se si vuol difendere l’interesse della nazione servono grandi strumenti, grandi
progetti non partiti e partitini, che alla fine devono anche litigare tra loro per lo
strapuntino di un sottosegretario in più o in meno. Non è per questo che abbiamo
iniziato il nostro percorso.
Voglio allora ringraziare i tanti volti che vedo in questa sala. Mentre molti si
lambiccavano sul che fare o che non fare dopo elezioni amministrative certamente
negative, con molti dei presenti abbiamo detto: andiamo a Mirabello, ritroviamoci,
parliamo di politica, facciamo vedere che questo partito ha una classe dirigente, che
ha una pluralità di presenze, che può andare avanti comunque e andrà avanti con la
spinta di un grande leader come Berlusconi, ma realizzando quello che lui ha detto
molte volte, un partito che si proietti oltre la sua guida.
Questo dobbiamo fare e ciò dipende da noi, dipende da voi. Noi abbiamo un lungo
percorso alle spalle, però abbiamo ancora entusiasmo, voglia di fare, ed è per questo
che ci siamo ritrovati qui a Mirabello, non per litigare con nessuno. Le battaglie
valoriali e della destra sono nel centrodestra, sono nel Pdl, sono nella grande
famiglia europea del PPE. Non è qualche sconfitta che può interrompere il nostro
cammino. Ed è con orgoglio che ho visto sul Corriere della Sera una bella foto di
Angelino con accanto me ed Ignazio. Ecco era questo il messaggio che volevamo
dare. Siamo stati sempre in prima linea, lo siamo anche oggi, saremo la locomotiva
della rivincita del Popolo della Libertà.
Buon lavoro a tutti quanti noi e grazie, grazie per aver condiviso queste giornate di
entusiasmo e di calore ma di voglia di fare che ricorderemo a lungo. Da Mirabello per
un grande avvenire del Pdl e del centrodestra.
Maurizio Gasparri