“Durante l’estate noi abbiamo lanciato una proposta, che sosteniamo con convinzione, per impedire l’abuso dell’origine italiana ai fini della cittadinanza. Molti, ad esempio in Argentina, hanno cognomi italiani ma non sono mai venuti in Italia, non parlano l’italiano e nonostante questo ritengono che la cittadinanza italiana possa essere per loro utile per motivi fiscali, previdenziali o magari per avere un passaporto. Allora riscoprono, cinque o sei generazioni dopo, di essere italiani. La legge che noi abbiamo introdotto dice che è necessario avere un nonno o un padre italiani, cioè che bisogna ricordarsi della propria origine italiana in un tempo accettabile, quindi nell’arco degli ultimi 50-60 anni. Per gli stranieri che sono in Italia e chiedono la cittadinanza, è vero il contrario. La legge vigente in questo momento dice che chi vive 10 anni in Italia può chiedere la cittadinanza. Che si vada in una piazza a fare lo spacciatore o in una fabbrica a lavorare, nessuno chiede e le verifiche ci sono ma sono labili. Si usa solo un criterio cronologico. Noi diciamo un’altra cosa. Chi viene in Italia, studia, prende la licenza elementare, fa la scuola dell’obbligo, quindi prende un diploma di scuola superiore, acquista l’identità italiana nelle scuole, allora è italiano. Una visione che non è certo di resa rispetto alla nostra identità, alla nostra storia, che difendiamo con orgoglio e che offriamo come valore a tutti. Vogliamo che chi arriva possa crescere in una dimensione di integrazione, per evitare le banlieue, per evitare le periferie dello scontro identitario”. Così il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, intervenendo all’evento “Università è futuro. Stati Generali dell’Università’, organizzato da Forza Italia a Roma.
Roma 7 aprile 2025