La nostra esigenza di verità è l’omaggio migliore alle vittime, agli uomini e alle donne della scorta, ad un eroe civile come Borsellino. Qualcuno ha eletto i Ciancimino junior a icona dell’antimafia. Ma l’icona dell’antimafia si chiama Paolo Borsellino. Nell’agosto del ’92, un mese dopo la strage di Borsellino e della sua scorta, fu archiviata a Palermo l’inchiesta mafia e appalti. Si parla di tanti misteri italiani, ma ci si dovrebbe chiedere perché quell’inchiesta fu archiviata. Poi, nel 1993 inizia la cancellazione dei provvedimenti 41-bis e del carcere duro. In questa legislatura il Parlamento è stato protagonista del racconto dell’allora ministro Conso che presso la Commissione Antimafia ha affermato: cancellammo quei provvedimenti per dare un segnale di tregua. Ritengo che ci sia bisogno di verità. L’omaggio non può limitarsi soltanto al ricordo e alle parole, ma deve anche contemplare la ricerca della verità. In questi giorni quelle vicende sono tornate di attualità e bene ha fatto il Presidente della Repubblica a rivendicare norme costituzionali e prerogative. Non vorremmo che le discussioni giuste, che hanno un fondamento oscurassero i comportamenti del Quirinale di altri tempi, del Viminale di altri tempi, di palazzo Chigi di altri tempi. Alcuni protagonisti di quelle vicende oggi non sono più tra noi, ma ce ne sono altri che erano al Viminale e a Palazzo Chigi che hanno il dovere di dare un tributo alla verità, alla memoria di Borsellino e di tutti i martiri della lotta alla mafia. Questo è il grido che noi vogliamo lanciare oggi. Si dica la verità, si ricostruisca la verità. Chi sa parli.
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