Dalla marcia antirazzista alla Scala negazionista in materia di diritti. Questa è la Milano del sindaco Sala, che si è fatto promotore dell’ingresso dell’Arabia Saudita nel Consiglio d’Amministrazione della Scala di Milano. Il Ministro per i Beni Culturali Bonisoli gira intorno al problema evitando di rispondere alla mia interrogazione, già presentata da diverse settimane. Può entrare l’Arabia Saudita, che discrimina le donne, nega diritti e tiene in vita leggi fondamentaliste, direttamente con suoi esponenti nel Cda di una istituzione culturale di fondamentale importanza per l’Italia, l’Europa, e per il mondo intero? Sono stati già versati dei soldi. E di fronte a un po’ di denaro si svendono diritti e principi fondamentali. Questo è l’antirazzismo di Sala. Fa i cortei in favore dei clandestini ma apre le porte di casa ai soldi di un Paese che ancora tiene in piedi leggi oscurantiste. Una strana concezione a pagamento della difesa dei diritti. Il Cda della Scala non può essere aperto ai rappresentanti dell’Arabia Saudita. Il Ministro Bonisoli non può continuare a mettere la testa sotto la sabbia. Abbia il coraggio di contribuire a una soluzione di chiarezza. E a Milano si impedisca questo scempio che offenderebbe l’Italia intera, la nostra cultura, una identità che appartiene all’Italia e non solo. E che non può essere venduta un tanto al chilo ai sauditi. Se al sovrintendente Pereira i sauditi piacciono tanto, vada lì a trovarsi un lavoro e a vedere come vengono trattate le donne, come vengono calpestati i diritti. Non credo che Pereira ignori questi fatti. Mi chiedo perché agisca come sta agendo. C’è qualcosa sotto che non conosciamo?
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