In tanti cominciano a coltivare ambizioni di leadership del centrodestra. Da Salvini a Parisi, scendono in campo e si propongono. Ma senza l’unità dell’intera coalizione non si va da nessuna parte. Senza una FI forte e radicata sul territorio e la capacità di sintesi di Berlusconi non si coglierebbero le occasioni che al centrodestra vengono offerte dal fallimento di Renzi. La sua politica economica ha lasciato l’Italia in crisi, quella estera è più degna di un circo equestre che di un Paese credibile. Renzi perde colpi e si prepara a perdere sonoramente il referendum costituzionale. Di fonte a tutto ciò, è giusto che chi ha ambizioni le metta in campo, ma è doveroso, per il rispetto dei nostri elettori, puntare a una sintesi unitaria. In questo senso il ruolo di FI, delle sue classi dirigenti, giovani ed esperte, è decisivo, rispettando chi con militanza e radicamento conosce gli umori del Paese e può dare un contributo essenziale alla vittoria del centrodestra. Come sempre sarà Berlusconi con realismo e saggezza a promuovere i momenti di incontro e di sintesi. A chi scalpita ricordiamo che è più importante il risultato di squadra che la prestazione individuale. Ovviamente con scelte programmatiche chiare, concrete, alternative alla sinistra che ha fatto dello scempio alla Costituzione e del trasporto continuo di immigrati la sua regola di vita.
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